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Durata: 2:00m

Sono disteso, immobile, ma non dormo. Non so se sono sveglio o se il mio corpo, sospeso in un limbo, stia ancora cercando di tenere insieme ciò che è stato. Non c’è respiro, non c’è battito. Ogni parte di me è sospesa in un vuoto senza nome. Non sono morto, eppure non sono vivo. Eppure, qualcosa sta per accadere.

Mi vedo dall’alto, come se stessi osservando me stesso attraverso una lente grandangolare. Vedo l’intera stanza, poveramente arredata, spoglia e trascurata. Sono disteso al centro, in basso, come un dettaglio secondario, mentre davanti a me si apre un semicerchio vuoto, come uno spazio lasciato libero per chi volesse venire a visitarmi.

Accanto a me si muovono forme, come echi di vite passate, frammenti di ricordi che si dissolvono e si ricompongono. Non hanno contorni netti, sono vaghe, indistinte, come ombre che non appartengono più a un corpo. Non sono volti, né persone, ma segni di passaggi, tracce di esistenze che hanno attraversato il mio cammino.

Più in là, come presenze più fisiche, emergono animali. Selvaggi e familiari, si confondono con l’aria densa della stanza. Un cane attraversa lentamente lo spazio, si ferma a guardarmi con occhi che non sono più umani. Una lucertola si arrampica lenta sulla parete, ignara della mia immobilità. Un falco si libra sopra di me, come se tentasse di sollevarmi, ma non riesco a percepire più il suo volo. Gli animali sono segni, segnali, ma non li comprendo. Non sono venuti a liberarmi, né a guidarmi. Sono solo parte di un flusso che non posso fermare.

Oggetti senza vita scorrono accanto a me, ma non riesco a percepirli tutti insieme. Ogni tanto, uno emerge dalla nebbia: una vecchia fotografia, ingiallita e consunta, una scatola vuota che sembra aspettare qualcosa che non arriverà mai, un anello che gira lentamente su se stesso, quasi stesse cercando di ricordare il dito che lo portava. Un libro si sfoglia da solo, le pagine volano via come foglie d’autunno, ma non riesco a seguirle, si confondono nell'aria pesante, si dissolvono nel vuoto.

Le anime continuano a scivolare via, come nebbia che non ha forma. Passano senza fermarsi, senza mai guardarmi. Sono figure trasparenti, immerse in un’ombra che non è mai stata creata. Ognuna di esse mi attraversa senza toccarmi, senza lasciare traccia, ma il loro passaggio mi scuote dentro. Sono come voci che non parlano, ma che mi raggiungono, come un sussurro da un altro tempo, un altro spazio.

Poi, qualcosa cambia. La stanza si illumina di una luce distorta, irreale. Non è giorno, non è notte, eppure vedo. Il corpo disteso è ormai solo una presenza vuota, un involucro che non sento più come mio.

E in quel silenzio, tutto continua a fluire. Ombre, anime, oggetti, luce e buio si mescolano, parte dello stesso respiro. Un respiro che non ha inizio né fine, ma che continua.

E io, nel mio corpo immobile, continuo a osservare.

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