Durata: 1:50m
PREMESSA: nomi e generi delle persone in questo testo sono fittizi e arbitrari. Non hanno alcuna corrispondenza con persone reali e servono solo a rendere più chiaro il flusso del racconto.
Ero seduto sulla sabbia, le onde si infrangevano pigre a poca distanza. Il sole bruciava la pelle, il calore sembrava quasi liquido, mescolato alla brezza salata che non riusciva a placarlo. La spiaggia era quasi deserta, un angolo di solitudine tra capannoni estivi e giochi dimenticati. L'aria era spessa, pesante, come se tutto fosse immobile, tranne per il movimento lento della mia mano che portava il gelato alla bocca.
Accanto a me sedeva Andrea. O forse era Roberto, ma la testa... la testa era quella di una giraffa. Il lungo collo si ergeva sopra di me, una spirale di silenzio che tagliava l'orizzonte, oscillando come un ramo al vento. Mi ero abituato a vederlo così, o forse non riuscivo più a distogliere lo sguardo. Il gelato era un'illusione di normalità, un piccolo gesto di conforto in una scena al contempo familiare e aliena.
Non so che forma avessi io. Magari anch'io ero un animale, ma in quel momento non me lo chiedevo. Mi interessava solo il sapore del mio gelato al limone, perfetto e imprescindibile nelle giornate estive, dal 1987.
La giraffa si chinò lentamente verso il cono, il collo che si muoveva con una grazia innaturale, quasi coreografica. La lingua si allungava verso il gelato, afferrandolo con una precisione ipnotica. Nonostante il caldo, nonostante il sudore che mi scendeva lungo la schiena, non potevo smettere di guardare. Era un'immagine assurda, ma in quel momento sembrava avere un senso perfetto, come se l'assurdo fosse diventato logico, necessario.
Andrea, o quello che restava di Roberto, sorrideva con quella testa di giraffa. Gli occhi mi fissavano con una calma che sembrava sfidare il calore, l'assurdità, la logica stessa. E io, in quel momento, volevo solo restare lì, a guardare quella scena impossibile. Il gelato si scioglieva, il caldo mi avvolgeva, ma tutto sembrava fermarsi. Forse, in fondo, non volevo più svegliarmi.