top of page

Durata: 2:10m

Siamo tre anime e io le vedo. Le vedo fluttuare vicino a me. Sono gialle, bianche, senza una forma ben definita. Non so se anch’io ho quella forma, non me lo chiedo affatto. Ma credo di sì. Mi percepisco come loro.

Sento un leggero calore provenire da entrambe, una luce viva che pulsa irregolare, come un cuore che batte a scatti. Non si muovono in modo fluido, ma con piccoli sobbalzi, come se qualcosa le trattenesse o le disturbasse. Eppure, sono presenti, vive. Con il senno di poi, non mi è mai venuto in mente di toccarle. Chissà perché.

Non hanno occhi, né bocca, né arti ben definiti, eppure sono certo che possano vedere, sentire e parlare benissimo.

Non so chi siano le altre due, ma sento un legame invisibile che ci unisce, come se fossimo parte di un ciclo che si ripete. Io sono il più giovane, ma ogni passo che faccio sembra seguire orme lasciate da altri, come se la mia giovinezza svanisse a ogni movimento, sostituita dal peso di una tradizione, di un passato che mi appartiene.

Le altre due anime sono più grandi di me, più dense di ricordi. Potrebbero essere mia madre e mio nonno, o mia padre e mia nonna. Non importa. Quello che conta è che camminano al mio fianco, e io posso sentire ciò che loro hanno sentito, vivere emozioni che sono mie, ma che sembrano venire da un tempo che non mi appartiene.

Fluttuiamo leggeri su un paesaggio devastato, come una città bombardata, ridotta a macerie. Non c’è vita, solo silenzio e polvere. Ma questo luogo non è vuoto. È carico di storie non dette, di emozioni dimenticate. In ogni pietra, in ogni muro crollato, c’è una traccia di ciò che è stato, di ciò che è stato vissuto.

L’anima più anziana si ferma davanti a un muro crollato. Lo guarda a lungo, come cercando una risposta tra le crepe. La sua voce è un sussurro tra le rovine.

L’anima intermedia continua a camminare. Non si ferma, non si volta. Non ha domande, solo un passo costante, come se tutto fosse già deciso, come se non ci fosse più nulla da fare. È un equilibrio tra passato e futuro, tra rimpianto e indifferenza.

Io, invece, ascolto. Vedo.  Mi perdo nel silenzio, nelle rovine, nel vuoto che ci avvolge. Ma so che non è vuoto. È solo memoria che si rinnova.

“Stiamo cercando qualcosa?” mi chiedo, mentre mi allontano dalle altre due anime. “O stiamo solo camminando tra le ombre di ciò che siamo stati?”

La risposta non arriva. Non c’è bisogno di una risposta. Forse è già dentro di me, dentro ogni passo che faccio, dentro ogni anima che incontro. Il viaggio non ha una fine. Non c’è una destinazione. Solo il movimento, il flusso delle generazioni che si mescolano e si sovrappongono.

Poi, come sempre accade nei sogni, mi sveglio.

mio sample

bottom of page