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Durata: 2:30m

PREMESSA:  nomi e generi delle persone in questo testo sono fittizi e arbitrari. Non hanno alcuna corrispondenza con persone reali e servono solo a rendere più chiaro il flusso del racconto.

​Cammino lungo la strada, chiacchierando con Carlo, che in qualche modo non è quello che mi aspettavo. Le sue parole sono le stesse, la sua risata familiare, ma qualcosa è diverso. Non so spiegare cosa. Mi sembra di camminare accanto a Luca, eppure il corpo che vedo è quello di Andrea. Le mani sono più grandi, più robuste, ma la voce è quella che conosco, la stessa intonazione, le stesse sfumature che mi fanno sorridere come se fosse normale. Ma non lo è. Camminiamo fianco a fianco, come sempre, ma con una strana sensazione che mi stringe nel petto.

​Proseguendo, incontriamo un altro volto familiare, qualcuno che conosciamo da tempo, ma stavolta l’aspetto è diverso. Federico, che conosco bene, ha il corpo di Simone. Si ferma, ci saluta, ma c’è qualcosa di strano nel suo sguardo, una distanza che non riesco a decifrare. È lui, ma non è lui. Le sue parole suonano diverse, come se venissero da un’altra bocca, ma non cambia il fatto che ci sta parlando come sempre. Il corpo di Simone non è quello che avrei immaginato, ma Federico è ancora dentro. O almeno, penso sia lui.

E poi, in un attimo, tutto cambia. Non c’è una parola, non c’è un segno evidente, ma vedo qualcosa che non capisco. I loro corpi, Federico e Simone, si scambiano, in un movimento che non ha né eleganza né confusione. È come se si fondessero per un istante e poi si separassero, ma ora Federico ha il corpo di Simone e Simone ha quello di Federico. La mente sembra seguirli, ma qualcosa non torna. C’è una strana calma nel cambiamento, come se fosse naturale. Eppure, non lo è.

Provo a trovare un significato, ma le parole mi sfuggono. Non sono spaventato, né eccitato. Camminiamo insieme, ma non siamo più le stesse persone, né io, né loro. Mi sento sollevato, ma anche confuso. Gli scambi di corpi, le menti che si sovrappongono, non sembrano cambiare nulla di importante, ma ogni passo che facciamo è più incerto, più distante da ciò che avevo previsto.

Per un attimo, non capisco più chi sono. Non capisco più se sono io, Carlo, Luca, Federico o Simone. Siamo tutti parti di un qualcosa che si mescola e si distorce in un gioco di specchi. Nessuno di noi è più quello che era prima. I corpi si scambiano, le menti si sovrappongono, ma la realtà non si scompone. Eppure, so che c’è qualcosa che non riesco a cogliere, un angolo che sfugge a ogni spiegazione.

La strada continua, si piega in salite e discese, a tratti più ripida, a tratti più lieve. I passi sono più leggeri, come se avessimo cambiato corpo un’ultima volta, lasciando indietro il peso. Alla fine, non importa. Continuiamo a camminare, senza una meta precisa. Non serve capire, basta essere qui, insieme, finché dura.

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